mercoledì 11 dicembre 2013

Quando i conti non tornano...

Deve esserci sfuggito qualcosa: stavolta i conti proprio non ci tornano. Ci è ricapitata fra le mani la Deliberazione 5/2013, un provvedimento adottato dalla nostra Giunta comunale lo scorso 17 gennaio, con il quale la Giunta stessa si è rideterminata, al rialzo, le sue “indennità di funzione” e i gettoni di presenza dei consiglieri comunali. Il provvedimento si riallaccia ad un Decreto Ministeriale del 2000 (il D.M. 119/2000), che ha previsto la possibilità di ritoccare al rialzo gli stipendi degli Amministratori fino al 10%, qualora si verifichino alcune situazioni: del 5% in presenza di fluttuazioni stagionali della popolazione, tali da giustificare un aumento del carico di lavoro, del 3% in presenza di comuni con un’adeguata autonomia tributaria (ovvero con una percentuale di entrate proprie sul totale delle entrate del comune), e un ulteriore 2% in funzione dell’ammontare della spesa corrente pro-capite.

Non ci è chiaro, e non entriamo nel merito, il motivo per il quale il legislatore nazionale - dopo avere imposto con la Finanziaria 2006 un taglio lineare del 10%, consenta ancora oggi, in piena "spending review" (sul sito del Ministero dell'Interno è possibile visualizzare gli obiettivi di risparmio per Noviglio, tra cui 2.191 euro per le indennità degli amministratori), aggiustamenti al rialzo degli stipendi degli eletti, sulla base di meri criteri quantitativi. Ci limitiamo, dunque, a prendere atto della possibilità prevista dalla legge, seppur in presenza di molti dubbi di legittimità e di vari pronunciamenti della Corte dei Conti. 

Tornando a noi, nella Delibera si prende giustamente atto dell’assenza di fluttuazioni stagionali della popolazione. E si passa quindi agli indicatori “economici”, quelli del 3% e del 2%, per la cui definizione si fa ovviamente riferimento all’ultimo esercizio finanziario chiuso alla data del provvedimento, ovvero quello del 2011 (approvato ad aprile 2012). Ci ritroviamo nel conteggio della spesa pro-capite: poco meno di due milioni e mezzo di euro di spesa corrente posta a bilancio (anche questi dati sono tutti facilmente consultabili sul sito del Ministero dell’Interno), a fronte di una popolazione di 4.519, determinano una media di 549,45 euro, a fronte di una media per la fascia demografica di 496,33 euro. Vada, quindi, per il 2% di aumento.

Qualcosa non torna, invece, in relazione al rapporto tra entrate proprie (tasse e altre entrate extratributarie contabilizzate) e totale delle entrate del comune, parametro che dovrebbe giustificare un aumento del 3% delle indennità: complessivamente 1.569.716 euro, a fronte di entrate generali per 4.340.190 euro, pari al 36,17%. La cosa che non ci torna è il passaggio in cui si afferma che quest’ultima percentuale sarebbe superiore a quella prevista dal Decreto, che per i comuni lombardi con meno di 5.000 abitanti è pari al 47% (vedi tabella B del Decreto). 

Matematicamente, qualcosa non quadra. Se i nostri conti fossero esatti, l’aumento sarebbe dovuto essere del solo 2%, e non già del 5%, come invece avvenuto. Lo stipendio del sindaco, che era di 1.952 euro prima, sarebbe quindi dovuto salire a 1.991 euro, invece che agli attuali 2.049 euro; il costo complessivo annuo della Giunta, che prima era di 33.382 euro, sarebbe dovuto lievitare solo fino a quota 34.149 euro, invece che fino ai 35.051 euro attualmente previsti per il 2013 (oltre, naturalmente, all’indennità di fine mandato, anch'essa da ritoccare).

Già, sono in tutto solo 1.000 euro di differenza, ma se i nostri dubbi amletici sulla legittimità di parte dell’aumento deliberato dovessero essere fondati, crediamo che alla scuola o all’asilo nido potrebbero comunque fare comodo, di questi tempi. Non trovate?

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