Territorio

Il riso

L'oro di Noviglio
Riso in maturazione
Nel mese di settembre, quando a Noviglio sta per cominciare la stagione della trebbiatura, nelle belle giornate terse il colore dorato delle spighe riluce nelle campagne baciate dal sole, ricordandoci che il riso è l'essenza stessa del nostro territorio, e la sua principale risorsa. Oltre tre quarti del territorio coltivato nel nostro Comune, quasi 1.200 ettari, è coperto da risaie: che siano allagate o coperte di spighe ondeggianti al vento autunnale, esse permeano il paesaggio, l'ecosistema, l'economia e la vita quotidiana della Comunità.
Oggi l’Italia è il maggior produttore europeo di riso e l’estensione della risaia italiana supera i 215.000 ettari dislocati in particolare nelle province di Vercelli, Pavia, Novara, Alessandria, Mantova, Milano e Verona. La risicoltura in Lombardia è da sempre legata a quella delle province di Milano, Lodi e Pavia: in provincia di Milano nel 2006 la superficie coltivata è stata di 12.771 ettari (dei quali all'incirca un decimo si trovano a Noviglio), e il raccolto ha raggiunto un terzo dell’intera produzione lorda vendibile cerealicola provinciale. Attualmente le varietà più diffuse a Noviglio e nel Sud Milano sono il Volano, coltivato su oltre il 40% della superficie totale a riso e particolarmente apprezzato per la sua elevata resa tra le categorie "superfini". Sempre più diffuso anche il Libero (25%), per la sua tolleranza agli erbicidi che consentono il controllo selettivo ed efficace di numerosi infestanti della risaia come il "riso crodo"; diffuso anche il Baldo.

Storia della risicoltura italiana
Trebbiatura del riso attorno a Tainate
I primi documenti che attestano l’esistenza del riso risalgono al XIII secolo, quando era scambiato come una spezia rara nei mercati della Lombardia. Tra il 1400 e il 1500 Galeazzo Sforza, Duca di Milano, incaricò il suo più importante ingegnere, Leonardo Da Vinci, di studiare la sistemazione dei terreni per garantire alla sua tenuta della cascina Sfrozesca di Vigevano il miglior utilizzo possibile delle acque di irrigazione. Il sistema inventato da Leonardo (ancora in uso oggigiorno) permise di iniziare la coltivazione su vasta scala del riso e della marcita Lombarda. Nel 1500 le risaie in Lombardia si estendono già su 5.500 ettari, diventati 50.000 secondo un censimento spagnolo nel 1550. Dopo la Lombardia il riso si diffonde in Piemonte e verso est, raggiungendo Mantova, Verona, Vicenza e la marca Trevigiana.
Nel 1700 risultano coltivati 20.000 ettari; nel Piemonte di Amedeo II, nel 1710, il 9% del territorio di pianura è coltivato a riso. Durante l'occupazione napoleonica risulterebbero coltivati 40.000 ha fra Santhià, Vercelli e Biella e 120.000 ha in tutta Italia mentre nel 1860 solo in provincia di Vercelli sarebbero coltivati a riso 30.000 ettari. Il vero boom si ha solo dopo lo scavo del canale Cavour (1866), quando la superficie coltivata sale a quota 230.000 e il riso italiano diventa un prodotto d'esportazione, molto richiesto da francesi, svizzeri, tedeschi e austriaci.
Con l'apertura del canale di Suez (1869) inizia però una grave crisi per l'importazione a basso costo, cui segue una contrazione delle coltivazioni nostrane fino ai 164.000 ettari del 1893. In quel momento il riso italiano potrebbe scomparire: viene salvato dall'emanazione di norme doganali protezionistiche e, poco dopo, dall'esplosione della prima guerra mondiale, che fa impennare la domanda di derrate alimentari. Non che da quel momento le cose si facciano semplicissime: oltre all'insidia dell'importazione straniera in quegli anni si ha un incremento di malattie e una diminuzione della fertilità nelle specie coltivate ormai da lunghissimo tempo.

Il riso da bene di autoconsumo a prodotto industriale
Mondine al lavoro in risaia
Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale si hanno importanti progressi nella lavorazione industriale con l'introduzione di nuove varietà. Dopo la seconda guerra mondiale, verranno messe a coltura nuove specie varietali come il Carnaroli, il Vialone nano, il Baldo, il Sant'Andrea. Negli anni più vicini a noi si sperimenta poi la messa in coltura all'asciutto, una tecnica in uso da secoli nell'Oriente in zone piovose e senza grandi sbalzi termici di nuove varietà che permettono la coltivazione anche con scarsità di acqua. Dello stesso periodo è l'introduzione di nuovi diserbanti, più selettivi e a minor dosaggio. Siamo ormai alla "agricoltura di precisione".
Un bilancio di questa breve storia non può che affrontare la chiave di questa straordinaria fortuna. La ragione per la quale il riso, malgrado i rischi che in passato comportava per la salute umana e le obiettive difficoltà agronomiche che presenta la sua coltivazione, si sia diffuso ovunque possibile è la sua produttività. Un'energia che va individuata attraverso il duplice parametro del rendimento unitario e della resa alla lavorazione. Prima della patata, prima del mais, il riso è la derrata agraria che, a pari superficie coltivata, si è dimostrata capace di alimentare il maggior numero di persone, oltre che l'unica adatta a vivere in terreni paludosi.
Una risorsa lombarda che ben si colloca all'interno di una vetrina mondiale come quella di EXPO 2015, e che il territorio del Sud Ovest milanese con Noviglio in prima linea, per la sua vicinanza al capoluogo, può candidarsi a illustrare al mondo e valorizzare al meglio, grazie ad un paesaggio rurale di elevatissimo pregio ambientale con significative presenze architettoniche e storiche.


Il paesaggio


Una terra plasmata dall'agricoltura
Nonostante i pochissimi chilometri che la separano da Milano, Noviglio esprime ancora oggi una delle più autentiche e suggestive rappresentazioni del paesaggio rurale della media pianura lombarda, costellato di piccoli borghi agricoli, cascine, chiesette di campagna, filari alberati, e dove la terra e l'acqua si incontrano, in ampie distese di risaie solcate da rogge e canali.
Paesaggio attorno alla Cascina Guastalla
La caratterizzazione del paesaggio del Comune di Noviglio è indubbiamente determinata dalla suo territorio agricolo, che domina rispetto alla limitata superficie urbanizzata dei suoi insediamenti. Il territorio comunale, che rientra nel Parco Agricolo Sud per oltre il 90% ed ha un’estensione di 1.560 ettari, presenta, una superficie agricola utilizzabile di 1.276 ettari: la coltura nettamente prevalente è quella del riso (76%), seguita da mais (13%) e prati stabili e pascoli (5%). Le altre colture (come soia e frumento) occupano ciascuna meno dell’1% del territorio agricolo.
Complessivamente oggi le aziende agricole attive sono 19, di cui 16 a conduzione diretta del coltivatore e con manodopera quasi esclusivamente familiare. Gli allevamenti contano, a Noviglio, un numero complessivo di capi inferiore alla media comunale rilevata in Provincia di Milano: le tipologie di allevamenti più consistenti sono suini (1.300 capi) e bovini (769 capi), con la presenza di piccoli allevamenti di capi avicoli e di conigli.

L’acqua nel paesaggio rurale
Il paesaggio agricolo del Parco Sud
La pianura irrigua è caratterizzata dalla ricchezza delle acque superficiali che in alcuni punti affiorano creando il fenomeno delle risorgive: a Noviglio esistono 12 fontanili, di cui 8 ancora attivi. Un’infinita e complicata rete di canali irrigatori (rogge) o di scolo (colatori) attraversa lo spazio agricolo e consente la costante alimentazione dei prati foraggeri, delle risaie e delle marcite. Questo sistema agricolo, che negli ultimi anni ha visto una forte riduzione all’interno del Parco Agricolo Sud, costituisce un elemento imprescindibile del paesaggio rurale. La risaia, in primavera ed estate quand’è inondata, appare come un grande acquitrino, suddiviso in tanti quadrilateri da minuscoli arginelli di terra quasi a fior d’acqua, che seguono canali, fossati e strade. Vasti tratti continui erano un tempo occupati da risaie stabili, oggi si preferisce la risaia a vicenda, ove la coltura del riso entra in rotazione con le altre.
Recentemente si stanno affiancando colture diverse. Intercalate alle risaie, ai prati, ai campi, le pioppete costituiscono anch’esse, oggi, un elemento caratteristico del paesaggio rurale. L’alternarsi coi prati a irrigazione normale, con i campi di granturco e grano creano un mosaico a tessere variamente pezzato nei suoi colori, a secondo delle stagioni, ma sempre ci rivela indirettamente l’intensità dell’allevamento bovino, volto soprattutto alla produzione del latte.

L’eredità storica delle cascine
Cascina Conago
Le aziende agricole sono generalmente estese, i complessi dei fabbricati rurali sono di grandi dimensioni ma lontani l’uno dall’altro e centri abitati sono radi. Una cascina risicola è generalmente un grande fabbricato quadrilatero, che racchiude un vasto cortile. Sul cortile prospettano gli accessi e le finestre dei vari locali: abitazioni, stalle, fienili, magazzini, capannoni per le macchine agricole.
A Noviglio esistono ancora dodici nuclei cascinali storici: la Cassinazza, la Rovina e la Guastalla a Noviglio; la Copiago, la Doresano, la Gibera e la Castellazzo a Tainate; la Domenegasco, la Tavernasco e la Segrona a Mairano; la Conigo e la Conago a Santa Corinna. Veri e propri monumenti impregnati di storia e cultura, dalle strutture architettoniche tipiche, ripetitive nel loro complesso, ma uniche per ogni cascina. Un tempo centri vitali per decine di famiglie, oggi abitate generalmente da un'unica famiglia contadina, a volte accompagnata dalla presenza di famiglie di salariati. Nel complesso quasi tutte le strutture si trovano in stato di semi abbandono, soprattutto porticati, vecchie stalle in disuso, magazzini.
Patrimonio di inestimabile valore soggetto a completo degrado, destinato nei prossimi anni a perdersi completamente stante l'immobilismo attuale nei riguardi di iniziative e progettualità che possano permetterne il recupero e l'utilizzo. Nello stesso tempo non solo si sono rafforzati gli usi ricreativi e, urbani della campagna, ma sono comparse attività economiche che ripensano in questi termini lo spazio aperto della campagna: il diffondersi di agriturismi e di attività legate al tempo libero costituisce ulteriore elemento di trasformazione ed arricchimento del paesaggio rurale.


Natura e ambiente

Nitticora a caccia di rane in una risaia
Il valore ecologico del territorio
Il territorio di Noviglio, immerso nel Parco Agricolo Sud Milano e ubicato a cavallo tra la fascia dei fontanili e la bassa pianura irrigua, presenta un elevato grado di biodiversità in confronto alla media provinciale: sono infatti presenti ben 67 specie faunistiche prevalenti. Il territorio comunale risulta attraversato da importanti corridoi della Rete Natura 2000: a nord dell’abitato di Santa Corinna passa un corridoio primario che collega un ganglio principale all'Oasi di Lacchiarella con uno secondario diretto all'Oasi di Pasturago di Vernate; questo corridoio presenta una diramazione in direzione nord-sud, di collegamento con un ganglio primario a Gaggiano. Particolarmente significativa la valenza ecologica del quadrante settentrionale del territorio comunale, corrispondente alle distese coltivate a riso che da Tainate si estendono verso Zibido, attorno a Copiago e Doresano, ma anche la fascia riparia della Roggia Barona, l'ambito delle marcite attorno a Tavernasco, i prati foraggeri attorno al nucleo cascinale di Conigo, il corridoio che da Conago raggiunge il Ticinello ad ovest di Santa Corinna. Attualmente non si segnala nel territorio comunale nessuna rilevante barriera infrastrutturale ai corridoi ecologici, ad eccezione del tracciato della Provinciale 203, ma moltissime sono ancora oggi le minacce all'equilibrio ecologico del territorio, a cominciare da previsioni urbanistiche non ponderate.

Le aree naturali e la vegetazione
Paesaggio del Parco Sud
La superficie boschiva è assai ridotta in proporzione alla vastità delle coltivazioni esistenti e non restituisce affatto l'immagine di quello che era la foresta planiziale padana prima dell'avvento delle bonifiche, tra il Cinquecento e la metà del Settecento: per averne un'idea vaga, si deve immaginare un bosco come quello che si può ammirare all'Oasi di Lacchiarella esteso su una superficie di migliaia e migliaia di chilometri quadrati, dal Ticino fino all'Adda. Sono comunque ancora presenti, a Noviglio, zone ricche di vegetazione situate lungo gli argini dei canali e dei corsi d'acqua artificiali ove la fauna trova rifugio. Lungo fossi, argini e canali e nelle zone naturali o rinaturalizzate prevalgono le essenze autoctone quali il pioppo bianco, il pioppo nero, il salice, l'olmo, il carpino bianco, qualche gelso ancora residuo di un antico modo di condurre l'economia agraria, oltre a farnie ed aceri campestri. Sono presenti anche numerosi cespugli di biancospino, sanguinello, prugnolo, sambuco ed altri ancora. Lungo le alberature si ricordano anche antichi esemplari di platano.

La fauna locale
La fauna è per lo più concentrata nelle zone naturali del parco. È stata rilevata la presenza di alcuni mammiferi come il ghiro, il tasso, la faina, la volpe, il coniglio selvatico, la donnola e la lepre. Tra i rettili la lucertola muraiola e il ramarro; tra gli anfibi, oltre al rospo e alla rana, il tritone crestato. Accanto ad altre diffusissime specie di rana, fondamentale anello della catena alimentare della pianura irrigua e apprezzato ingrediente della cucina novigliese, esistono in letteratura diverse segnalazione della presenza nel Sud Milano di esemplari di Rana di Lataste, rarissima specie endemica dell'Italia Settentrionale, la cui presenza è certa a Noviglio sino agli anni Settanta, ma oggi probabilmente scomparsa. Importante per gli equilibri ecologici, anche la presenza di alcune specie di pipistrelli, richiamati dall'abbondanza di insetti e in particolare delle zanzare che popolano le distese di risaie. Nonostante trovino confortevole rifugio nei ruderi di cascine, chiese di campagna e nei borghi principali, si punta oggi a favorire il ripopolamento del nostro territorio mediante la posa di "bat–box” nei parchi comunali e negli edifici pubblici, quale efficace (ed economico) metodo per il contenimento della diffusione delle zanzare.

Un paradiso per gli ornitologi
Esemplare di garzetta
Ma, restando in tema di volatili, poche aree del Parco Agricolo Sud Milano possono vantare una ricchezza dell'avifauna paragonabile a quella del Novigliese. Quasi cinquanta specie di uccelli popolano le campagne, i borghi e le cascine di Noviglio. Non è un caso se proprio sul campanile della Chiesa di San Michele nella frazione di Mairano si trovava, fino a pochi anni fa, il nido dell'unica coppia stabile di cicogna bianca del territorio del Parco, oltre ad una dozzina di esemplari che ancora oggi svernano in questo settore del Parco per trascorrere la stagione calda.
Le risaie, al pari delle zone umide palustri naturali, sono ecosistemi acquatici temporanei, ma, al contrario di queste ultime, presentano periodi di allagamento in estate e di asciutta nei mesi invernali ed i cambiamenti ecologici sono più drastici e repentini; il disturbo dovuto alle pratiche agricole, inoltre, si riscontra soprattutto durante la riproduzione e ciò limita in particolar modo la nidificazione, il cui periodo spesso coincide con le fasi iniziali del ciclo colturale. Ciononostante le risaie e i prati marcitali sono molto apprezzati dall’avifauna acquatica come aree di alimentazione, rappresentando l'habitat naturale ideale per molte specie di anseriformi (il germano reale, l'alzavola, la marzaiola, il gobbo rugginoso, il quattrocchi, la moretta), ardeidi (come la nitticora, la garzetta, l'airone cenerino e, più rari, l'airone bianco maggiore, l'airone rosso e l'airone guardabuoi), nonché pavoncelle, folaghe e gallinelle d'acqua.
Con un po' di fortuna è possibile avvistare specie come il martin pescatore, il cavaliere d'Italia, la pettegola, lo svasso maggiore, il tuffetto comune, lo smergo maggiore, il cormorano e la strolaga. La cicogna bianca e il raro ibis sacro apprezzano particolarmente le marcite attorno alla Cascina Tavernasco. Nelle fasce ripariali lungo le rogge e attorno alle teste dei fontanili si possono osservare picchi, cuculi, averle, cince ed altri passeriformi. Sono presenti anche alcuni rapaci diurni, come la poiana, il gheppio e l'albanella: a Noviglio non è rarissimo avvistarli in volo di ricognizione sopra i campi coltivati alla ricerca di piccole prede, oppure appollaiati su pali della luce e cavi sospesi in attesa di spiccare il volo.

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