L'espressione "consumo di suolo zero" appare da qualche tempo un po' abusata. In una fase di profonda crisi per l'industria delle costruzioni, che dopo cinque anni di recessione ha raggiunto oggi il livello minimo dal Dopoguerra, infatti, la diminuzione della pressione edificatoria sulle aree libere sembra determinata più da fattori esterni che da una seria politica di governo delle trasformazioni territoriali: ormai si tratta di uno dei "mantra" di un ambientalismo spesso improvvisato e di facciata, di fronte al quale bisogna, come cittadini, pretendere chiarezza e serietà.
Bisogna innanzitutto partire da una definizione di "consumo di suolo". Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, adottato ma ancora non approvato in via definitiva (e nessuno può dire che fine faranno ora le Province), aveva tentato di definire uno standard per il calcolo di questo fantomatico "consumo di suolo". Un Decreto Legge sul consumo di suolo agricolo per usi edificatori, varato durante il Governo Monti dall'allora Ministro Catania, giace da oltre un anno in Parlamento, in attesa del via libera da parte delle Regioni. Nessuno sa esattamente che cosa sia, questo "suolo consumato". Non resta che affidarsi alla propria percezione empirica: un conto è un'area urbana, anche se ricca di verde "artificiale", dove la presenza dell'uomo risulta prevalente; altra cosa sono le aree agricole, caratterizzate da un livello di naturalità del suolo e da un valore ecologico decisamente più alto. Ebbene, il "consumo di suolo" consiste nel passaggio da area agricola o naturale a suolo urbanizzato (incluso il verde urbano), misurato in metri quadrati di superficie territoriale all'anno. Ed è in questo modo che Legambiente misura il suolo consumato dagli anni Cinquanta ad oggi in Lombardia. A questa fonte autorevole vogliamo fare riferimento per tentare di fare una stima del potenziale impatto delle previsioni del PGT di Noviglio.
Qualche dato sul territorio novigliese. Nel 1954 le aree urbane a Noviglio occupavano appena 33 ettari, il 2% della superficie comunale. Nel 1999, dopo circa 45 anni, la superficie occupata da attività umane era salita a 146 ettari, con un incremento del 409%. Nel decennio successivo, tra il 1999 e il 2009, un’altra crescita di 23,92 ettari, pari al +16,34% nel decennio: la superficie urbanizzata ha raggiunto oggi l’11% del totale, a scapito delle aree agricole, diminuite proporzionalmente.
Le previsioni edificatorie del PGT da poco entrato in vigore (concentrate in nove piani attuativi e in tre ambiti di trasformazione, di cui si allega una mappa) coinvolgono una superficie territoriale di 36,6 ettari: su queste aree, la cui edificazione è oggi rallentata solo ed esclusivamente a causa della crisi, sorgeranno ben 84.000 metri cubi di residenze (circa 27.000 mq), 73.000 mq di produttivo, 50.000 di terziario e commerciale.Della superficie territoriale che sarà interessata dalle trasformazioni, almeno 28,5 ettari riguardano aree oggi agricole: se nel periodo di vigenza del Documento di Piano, ovvero nei prossimi cinque anni, il mercato immobiliare si sbloccasse, e fossero attuate tutte le previsioni edificatorie del piano, inclusa la realizzazione della bretella stradale ad ovest di Santa Corinna, il consumo di suolo tra il 2009 e il 2019 crescerà più o meno del 16,8%, ovvero più che nell’intero decennio precedente, caratterizzato dal massimo picco storico dell’industria edile italiana. Parliamo dell’incredibile quota di 78 mq di suolo agricolo consumati ogni giorno per dieci anni: non proprio un “consumo zero”.
Siamo convinti che un piano "a consumo di suolo zero" dovrebbe essere un piano che, se attuato, preveda un consumo di suolo agricolo di zero mq. Da questo punto di vista, un'affermazione del tipo di quelle lette nei giorni scorsi ("questo è un piano a consumo di suolo zero: abbiamo solo confermato le previsioni previgenti") ci suona un po' come: "sono ancora vivo, solo non respiro più"! Chiediamo semplicemente di confrontarci con maggiore serietà almeno di fronte a dati oggettivi, consapevoli delle difficoltà che un Comune incontra nell'affrontare la redazione di uno strumento urbanistico che incide su legittimi diritti privati e su previsioni edificatorie ereditate dagli anni Ottanta, e che anche le precedenti amministrazioni (di tutti i colori, bisogna essere onesti in tal senso) non hanno potuto o voluto modificare. Ma mettiamo da parte demagogia e proclami, e vigiliamo assieme affinché, a crisi rientrata, la conseguente impennata del consumo di suolo, che questo PGT ha avvallato, non si verifichi, e lo sviluppo del paese avvenga in maniera sostenibile.