domenica 1 settembre 2013

Fusione di Comuni: politica e senso di responsabilità

Millecinquecentoquarantasei: questo è il numero di Comuni in cui è frazionato il territorio della Lombardia, in media uno ogni 6.600 abitanti. La situazione, va da sé, è abbastanza allarmante, se si considera che oltre tre quarti di questi Comuni conta una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, più della metà sta sotto i 3.000, e addirittura un quarto (358 comuni, pari al 23,2% del totale regionale) si colloca incredibilmente al di sotto della "soglia psicologica" dei mille, con paradossali situazioni di località con poche decine di abitanti (vedasi Pedesina, Sondrio, con la bellezza di 33 abitanti, sindaco incluso).
A una prima, laica analisi del problema, sembra che, per quanto piccolo ed insignificante, un Comune goda, a prescindere da tutto e da tutti, di un “diritto divino” ad esistere, anche se, per forza di cose (ed ora lo prevede anche la legge), è ormai costretto ad affidare a terzi o mettere in comune con altre piccole realtà servizi e funzioni fondamentali: una scatola sempre più vuota, dunque, in uno scenario assolutamente fuori controllo e disordinato. Sovrapposizioni, servizi a singhiozzo per mancanza di personale, funzioni spalmate su decine di centri di competenza diversi, sindaci di professione, rimborsi a pioggia e gettoni di presenza: un’inefficienza tipicamente italiana, che costa, secondo alcune stime, circa 800 miliardi di euro l’anno. Il quadro sta diventando sempre più allarmante a causa della crisi: meno budget, in Italia, significa esclusivamente tagli lineari e aumento delle tasse locali... ma guai a chi tocca il diritto divino alla propria “indipendenza comunale”.

Ecco, allora, la risposta della politica. Per ridurre i costi dei Comuni, si crea un nuovo Ente. Incalzati, come detto, dalla legge, i Comuni corrono scompostamente ai ripari, dando vita a fantasiose "Unioni di Comuni", tenute insieme più dalla fretta, dalla stima personale, da situazioni contingenti come la condivisione di un dipendente e dalle affinità politiche, oltre che dal "caso" o dal "fato", che da una reale logica di riorganizzazione territoriale ed efficientamento dei costi. Senza chiedere nulla a nessuno, sono nate Unioni tra Comuni che non solo non confinano neanche tra loro, ma i cui municipi distano decine di chilometri: patti scellerati ma vincolanti per periodi che vanno ben oltre i singoli mandati elettorali, e dai quali si esce solo pagando dazio. Una bella responsabilità nei confronti dei cittadini.

Gaggiano e il Naviglio Grande
Una possibile alternativa alla finzione delle Unioni? Creare sì un nuovo Comune, ma sopprimere quelli di partenza. La "fusione di Comuni" consiste nell’accorpamento di uno o più amministrazioni, che vengono quindi a sparire dalla cartina geografica come Enti autonomi, in una nuova entità comunale, più grande, più vitale, più autosufficiente, in grado di offrire direttamente tutti i servizi a cui i cittadini contribuiscono con le tasse, tagliando in maniera stavolta davvero importante le inefficienze legate all’errata allocazione di risorse (si pensi solo a sedi e mezzi) e al personale, anche senza rinunciare alla presenza sul territorio. Ma anche, e soprattutto, abbattendo drasticamente i costi (e gli interessi) della lobby politica locale. Ed è questo il motivo per cui finora questa possibilità, prevista fin dalle origini dall’ordinamento degli enti locali, è stata poco praticata: molto meglio alimentare il campanilismo, agitando lo spettro della perdita dell’autonomia municipale per conservare il cadreghino in qualche municipio sperduto.

L'arcipelago dell'Unione di Comuni "I Fontanili"
Regione Lombardia ha recentemente adottato una risoluzione per semplificare le procedure di fusione di Comuni. Il provvedimento intende garantire il più ampio coinvolgimento delle popolazioni interessate attraverso strumenti di partecipazione diretta e informazioni relative alle procedure di fusione proposta e prevede di realizzare in un’unica giornata la grande maggioranza delle consultazioni referendarie (referendum day) per consentire anche un’ampia risonanza sul tema. Sono già 11 le fusioni in cantiere, che riguardano una cinquantina di Comuni lombardi. E' appena il caso di dire che non solo la fusione garantisce risparmi istantanei grazie alla razionalizzazione dei costi, ma che la legge prevede cospicui incentivi economici agli Enti che nasceranno secondo questo processo di aggregazione. Altro che Unione...

Per questo il nostro Comitato intende intraprendere un percorso per informare i cittadini delle straordinarie opportunità che la legge nazionale e quella regionale offrono, chiedendo semplicemente di essere consultati in merito alla necessità e alla modalità per dare vita ad un Ente che – oltre ad essere percepito “culturalmente, storicamente e geograficamente come “reale”, e non di cartone – sia davvero meno costoso e più efficiente.

Qual è la priorità per la sicurezza stradale sul territorio di Noviglio?

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