Continua la crisi dell’immobiliare nel nostro disastrato e malconcio Paese: dopo sette anni col segno meno e un nuovo calo del 20%, il 2013 si è concluso con le compravendite ai minimi storici, la domanda interna è fiaccata dal clima di sfiducia generale, dalla precarietà dei giovani, dall’incapacità delle famiglie di risparmiare, dal triste “balletto” delle imposte e delle patrimoniali più o meno occulte sulla casa, che aggrediscono i capitali accumulati e, se non bastasse, accedere al credito per l’acquisto di un immobile ormai è diventato un privilegio per pochi eletti, se pensiamo che i mutui concessi si sono dimezzati in cinque anni. Un campo di battaglia, che sta lasciando sul campo migliaia di abitazioni nuove invendute: e se c’è del nuovo a prezzi stracciati, figuriamoci come si può piazzare sul mercato un appartamento usato. In una nazione di proprietari di casa, in cui il mattone è sempre stato considerato il “bene rifugio” per eccellenza, sembra che ci stiamo avvitando sempre di più in questa crisi, spesso anche facendoci del male da soli.
A Noviglio il quadro appare alquanto allarmante. Secondo i dati forniti da Immobiliare.it, nel mese di dicembre 2013 per gli immobili residenziali in vendita nel nostro territorio sono stati richiesti in media 1.751 Euro per metro quadro, contro i 1.921 Euro registrati nel mese di dicembre 2012: una diminuzione del 8,85% in un solo anno. Considerando che, in base ai dati utilizzati dal Comune per il conto della TARES, lo stock residenziale di Noviglio ammonta a 226.836 metri quadrati di superfici (1.668 unità abitative, per una media di 136 mq ciascuna), in un solo anno il nostro territorio e i suoi abitanti si sono visti scivolare via dal loro patrimonio, considerando solo le case, circa 40 milioni di euro. Diciamo circa 9.000 euro a testa, neonati inclusi.
L’andamento dei prezzi è una cartina di tornasole molto efficace per capire l’attrattività di un territorio. Se questo piace, diventa competitivo, ed è reputato un investimento sufficientemente sicuro da parte di un potenziale compratore (che è quindi un investitore, esattamente come un broker alla Borsa valori che deve scegliere su quale titolo o azione scommettere): le case si vendono e il prezzo medio tendenzialmente risale, sostenuto dalla domanda, fino ad esplodere quando la domanda è talmente forte che l’offerta non è sufficiente a soddisfarla. Se la mia casa non interessa a nessuno, non mi resterà che fare i saldi: il prezzo medio, in questo modo, precipita.
Ci si può chiedere perché un territorio tanto ricco di storia, natura, paesaggi incantevoli, altamente accessibile grazie al collegamento autostradale, e a due passi da Milano, dove nei primi anni Duemila c’era la coda di giovani coppie disposte a trasferirsi, oggi versi in una fase di stagnazione, e abbia perso tutto il suo potenziale attrattivo. La risposta non è semplice, ci sono molti fattori in gioco: ma chi ha una casa sul mercato, e sono molti in questo momento quelli che tentano la fuga, sa benissimo quanto il degrado dello spazio pubblico, la costante assenza di sicurezza, la mancanza cronica di servizi e luoghi di aggregazione, la presenza di opere incompiute che dequalificano tutto il contesto (vedi il “cratere” nel bel mezzo di Mairano), pesino su una decisione tanto importante quanto quella di “investire su un territorio”, comprandovi una casa, da parte di un potenziale compratore. Tanto più in un momento come quello attuale, dove chi ha possibilità di investire, ha a disposizione un’ampia scelta: meglio spendere qualcosa in più in un Comune verde, accogliente, coi servizi sotto casa, attrezzato, senza arredi divelti e pavimentazioni sconquassate, con opportunità di lavoro e svago, destinato a svilupparsi nel futuro, oppure andare al massimo ribasso e rischiare di restare bloccati nel pantano di un territorio senza via d’uscita?
La cosa che preoccupa, è l’analisi dei competitors, ovvero degli altri comuni della zona: tolta qualche puntuale eccezione (come Rosate, che perde oltre il 12%), il calo dei prezzi è notevolmente minore che a Noviglio (-6,7% a Motta Visconti, -6,3% a Gaggiano, -6,1% a Rozzano, -5,5% a Certosa di Pavia), ma di norma è pari a circa la metà (-4,6% a Binasco, -3,8% a Casarile, - 2,9% a Vernate, -2,7% a Borgarello). A Zibido San Giacomo, addirittura, si ferma a quota -1,7%. In ogni caso, il raffronto con la media provinciale (globalmente, -4%) è impietoso.
Che fare dunque? Avete presente la trasmissione “Vendo casa disperatamente” in onda su RealTime? Cosa si fa per sbloccare una vendita apparentemente impossibile e valorizzarla in termini economici? Si tinteggia, si riordina, si valorizzano i punti di forza e si trovano soluzioni per mimetizzare quello che può spaventare un acquirente. Ma una casa non si può spostare: il contesto è altrettanto importante, soprattutto per una giovane coppia che lascia la città alla ricerca di un luogo e di una vita migliore.
I cittadini, e non solo quelli che sanno di cosa parliamo perché hanno appena messo in vendita la loro casa, alcuni a metà del prezzo a cui l’hanno comprata, devono cominciare a rendersi conto che un paese esteticamente gradevole, ordinato, vivibile e attrezzato, e soprattutto sicuro, non è un vezzo per intenditori, ma una necessità primaria. Nelle nostre case abbiamo investito tutto, e quei 40 milioni di euro persi in un anno non sono soldi virtuali, ma i nostri risparmi, e l’eredità che lasceremo ai nostri figli, insieme a questo territorio. Quando capiremo che è questa la nostra vera ricchezza da salvaguardare, e della quale chiedere conto a chi negli anni non ha saputo accompagnare l’espansione di questo paese con soluzioni per renderlo più bello e vivibile, consentendo il degrado e l’abbandono di interi quartieri? Non le feste, non un bel municipio tirato a nuovo, ma lo spazio pubblico, le piazze, i servizi e la sicurezza dei cittadini. Partiamo da lì, per tornare a crescere dopo dieci anni di stagnazione e a credere nella scommessa che in tanti abbiamo fatto su questo paese.
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